Patologia cariosa
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Una corretta diagnosi può aiutare
a sconfiggere l’insorgere della carie.

Misurazione del rischio

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Fattori di rischio

La carie è una patologia multifattoriale di origine batterica che può portare alla perdita del tessuto duro e poi del dente.

 

I fattori di rischio possono essere legati a scorrette abitudini alimentari, sindrome metabolica, disordini alimentari e assunzione di alcool, fumo e droghe.

 

L’individuazione delle possibili cause concorre ad una soluzione a livello di prevenzione piuttosto che solo all’intervento di restauro a “cosa fatta”.

Test salivare

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Trattamento dei difetti dello smalto

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Indice DMFT

È un acronimo inglese (decayed, missing and filled dental) utilizzato per analizzare e valutare la carie dentale.

L’indice DMTF o DMF viene applicato all’aspetto della dentizione permanente ed elabora il numero totale dei denti o superfici che sono decadute (D), di quelli mancanti (M) o riempite (F) del paziente per arrivare ad un punteggio totale che esprime la potenzialità di sviluppare la patologia cariosa.

White spot

Le “white spot” sono segni di decalcificazione dello smalto dentale derivanti da cause diverse spesso accomunate da un aumento dell’acidità orale. Ora è possibile, prevenire e “bloccare” la progressione delle lesioni cariose iniziali, migliorare questi inestetismi (lesioni cariose iniziali di colore bianco).

Vuoi sapere di più sulla patologia cariosa?

Cos’è
la malattia cariosa

La malattia cariosa è la patologia più diffusa al mondo.
Colpisce il 91% della popolazione mondiale.
La sua definizione più corretta è questa:
è un processo patologico, dove un biofilm cariogenico
in presenza di condizioni orali più patologiche
che protettive, provoca la demineralizzazione
dei tessuti duri del dente.
Semplificando, la malattia cariosa
è causata da molteplici fattori:

  • batterici
  • salivari
  • alimentari
  • farmacologici
  • comportamentali

Quale approccio bisogna adottare
per curare la malattia cariosa?

Oltre a una diagnosi accurata, non solo la ricerca di tutte le lesioni cariose attive presenti in bocca, ma anche la verifica di tutti quei fattori che causano le condizioni favorenti la demineralizzazione del dente e lo sviluppo delle lesioni cariose.
La prima cosa da valutare è calcolare il DMFT, che rappresenta un indice di rischio generale di sviluppare lesioni cariose; questo prende in considerazione:

  • denti con lesioni cariose attive (Decayed)
  • denti mancanti (Missing)
  • denti con otturazioni (Filled)
  • età del paziente

Ma valutare il rischio, bisogna andare a scandagliare tutti i fattori che potenzialmente possono portare allo sviluppo delle lesioni cariose e che sono alla base della malattia cariosa.

Alcune delle tante domande
che ti verranno poste:

In bocca c’è tanta o poca placca batterica?
Questa placca è recente o è vecchia?
Quanta saliva viene prodotta, tanta o poca?
La saliva è acida e quindi pericolosa, o neutra e quindi buona?
La saliva ha potere tampone oppure no?
Nella dieta vengono assunti zuccheri cariogeni, cibi acidi?
Quante volte al giorno si assume cibo e quante volte ci si lava i denti?
Si assumono farmaci che contengono zuccheri o che riducono la salivazione?
Si adotta uno stile di vita sano, con abitudini virtuose sia per l’organismo in generale che per la bocca e i denti in particolare?
Fumo? Bevande gassate? Zuccheri liberi?
Igiene dentale? Filo interdentale?

Sistemi strutturati e sinergici
per vincere la malattia cariosa

In sintesi vincere la malattia cariosa è possibile, bisogna rivolgersi a professionisti che utilizzano le linee guida della cariologia, applicando sistemi strutturati e condivisi, ma anche importante modificare le proprie abitudini in seguito ai risultati ottenuti dalla valutazione del rischio. Questo per assicurare il continuo processo di remineralizzazione orale, necessario affinchè i denti possano restare in salute. Una delle ultime novità della ricerca riguarda la sostituzione dello zucchero normale (saccarosio) con l’eritritolo, un dolcificante naturale ricavato dalla betulla che ha un buon sapore, resiste alla cottura (quindi può essere usato per cucinare), non ha alcun effetto collaterale per l’uomo e, venendo assorbito dai batteri, causa un degrado tale delle loro normali funzioni da causarne la morte, svolgendo dunque una funzione battericida.